La grondaia stillava acqua in una pozza, una delle tante che tappezzavano la strada e rendevano il cortile, non del tutto asfaltato, sdrucciolevole. Postumi di un temporale estivo, di quelli che terminano di buttar giù la pioggia prima ancora che tu possa imprecargli contro.
A una finestra del palazzo numero tre c’era una ragazzina che se ne stava col naso e le mani incollate al vetro, mentre sua madre se la prendeva col maltempo passeggero. A Marianna non interessava che la pioggia avesse infierito sul bucato di sua madre: fissava il balcone del numero quattro e appannava la finestra col suo respiro. Era in quel momento centosessanta centimetri per cinquanta chili, accumulati in quasi tredici anni di vita, di pura malinconia.