domenica 24 febbraio 2013

Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico,
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti, 
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, 
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, ora sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto il male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.


Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961

mercoledì 20 febbraio 2013

Mi sono visibili: il Cancro, l'Ariete,


Mi sono visibili, il Cancro, l'Ariete,
E il mondo è una conchiglia, appena,
Nella quale è perla
Quello di cui sono malato.
Con fischio di fruscii incede un battito, come
una Č.
E allora mi sembravano, onde e pensieri: parenti.
Come vie lattee qua e là spuntano donne.
di un caro tran tran
È impregnata la nebbia.
In questa notte poteva amare anche una tomba...
E il vino serale
E le donne serali
Si intrecciano in un'unica ghirlanda
Il cui fratello minore sono io.



Velimir Chlebnikov, 47 poesie facili e una difficile, a cura di Paolo Nori, Quodlibet


Russia, sei tutta un bacio nel gelo!

Russia, sei tutta un bacio nel gelo!
Azzurreggiano strade notturne.
In un lampo azzurro sono fuse le labbra,
Azzurreggiano insieme le due.
Di notte un lampo vola,
A volte, dalla carezza di un paio di labbra,
E d'un tratto, agile, aggira
Le pellicce, azzurreggiando, lampo senza sensi.
E la notte brilla, intelligente e nera.


Velimir Chlebnikov, 47 poesie facili e una difficile, a cura di Paolo Nori, Quodlibet

lunedì 18 febbraio 2013

Idillio alla Bomboniera



Toni si era preso la sua verginità, sotto un albero di olive nella masseria del padre, senza alcun merito; ogni volta che si trovava davanti il suo volto abbronzato e quel suo vizio di pizzicarsi il lobo dell’orecchio, Micaela si ricordava di quel pomeriggio di Giugno passato in campagna e di tutta la terra che le era rimasta attaccata sui jeans e sulla schiena, ma soprattutto si chiedeva se ne era valsa davvero la pena, farsi trattare in quel modo da un ragazzo più grande per sentirsi finalmente capace in qualcosa.

martedì 5 febbraio 2013

Mio padre è stato per me l'assassino

Mio padre è stato per me l'"assassino",
fino ai vent'anni che l'ho conosciuto.
Allora ho visto ch'egli era un bambino,
e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,

un sorriso, in miseria, dolce e astuto,
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d'una donna l'ha amato e pasciuto.

Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

"Non somigliare -ammoniva- a tuo padre".
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.



Umberto Saba