martedì 25 giugno 2013

Il treno della vita

Zanna o zampillo, raffica, baleno -
c'è ogni ora un treno per l'eterno.
Arrivo e so solo: stazione.
Non è il caso di sciogliere i fagotti.

Su tutto e tutti: occhi senza sguardo,
indifferenti. Fuori! in salvo!
in terza classe, via dall'afa soffocante
delle sale d'attesa per signore, dall'odore

di polpette riscaldate, guance
intorpidite... Più in là, anima,
avanti, pure nel fango, solo - via!

Via da questa fatale falsità:

di bigodini, pannolini,
calamistri arroventati,
capelli bruciacchiati,
cappelli, cuffiette,
eau-de-toilette,
di felicità volgari,
coniugali (klein wenig!)
- "Dov'è la caffettiera?" -
di biscotti, cuscini, matrone,
di balie, bagni, bonnes.

Non voglio aspettare l'ultima mia ora
in questa scatola di copri femminili.
Voglio che il treno rida e corra:
anche la morte non ha classe!

Allo sbaraglio, a rompicollo, a vuoto, - fino
a stordirsi! "Dio, questa gentaglia!..."
E al pellegrino che racconta: "All'altro mondo..."
senza sapere cosa, urlare: "Meglio!"

***

Piattaforma. Traversine. Ultimo ramo
tra le mani. Lo lascio. Tardi
per tenersi. Traverse. Rotaie. Di troppe
labbra esausta. E stelle.

Oltre la luce di tutti i pianeti 
ormai scomparsi - chi li ha mai contati? -
vedo soltanto: fine della corsa.
Non è il caso di sciogliersi in singhiozzi.



Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, traduzione di Serena Vitale

venerdì 21 giugno 2013

Ascoltate!

Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d'essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
"Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!".
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?


V. Majakovskij

sabato 15 giugno 2013

Alba di perla

La luce rosata a metà fra notte e giorno parlava chiaro: era giunta l’ora di alzarsi e tagliare la corda. La prima cosa che pensò Paloma fu che per l’ennesima volta si era ritrovata con un braccio indolenzito; approfittò dei pochi spiragli di luce per mettere a fuoco la stanza e, mossa audace e preventiva, disinnescò la sveglia digitale: non era il caso che si mettesse a suonare e svegliasse la ragazza accanto a lei, non dopo tutta la premura che stava usando per scivolare via dalle lenzuola. 

Poggiò i piedi nudi sulle mattonelle fredde e andò alla ricerca dei suoi vestiti; recuperò i jeans acquattati sul pavimento, prese i calzini appallottolati e li svolse per infilarli; compì tutte quelle operazioni di abbigliamento con molta cura, nel tentativo di minimizzare il fruscio degli abiti. Mentre s’infilava le scarpe le diede un’occhiata. La tizia stava dormendo e il suo respiro non tradiva alcuno stato cosciente. Non sapeva un bel niente di lei e non aveva alcun motivo valido per restare in quella stanza.

mercoledì 12 giugno 2013

Raskòl'nikov e sua madre

Qui Pul'chèrija Aleksàndrovna si mise d'un tratto a piangere.
- Daccapo! Non guardami, sciocca che sono! Ah, Signore, che sto a fare seduta? - esclamò, balzando su, - c'è del caffè, e io non te n'offro! Ecco che cosa vuol dire l'egoismo dei vecchi. Subito, subito!
-Mammina, lasciate stare, vado via subito. Non venuto per questo. Fate il piacere di ascoltarmi.
Pul'chèrija Aleksàndrovna gli si accostò timidamente.
-Mammina, qualunque cosa accada, qualunque cosa sentiate sul conto mio, qualunque cosa vi dicano di me, mi vorrete sempre bene come adesso? - egli domandò improvvisamente nella piena del cuore, come se non badasse alle sue parole e non stesse a pesarlo.
- Rodja, Rodja, che hai? Ma come mi puoi fare di queste domande? Ma chi mi dirà qualcosa di te? Ma io non crederei a nessuno, chiunque venisse da me, lo scaccerei senz'altro.

lunedì 10 giugno 2013

Bevendo e guidando

Agosto. In sei mesi
non ho letto un libro
a parte una cosa intitolata La ritirata da Mosca
di Caulaincourt.
Comunque sono contento,
vado in macchina con mio fratello,
beviamo una pinta di Old Crow.
Non abbiamo in mente nessuna meta,
andiamo e basta.
Chiudessi gli occhi per un momento
ecco, sarei perduto, ma
potrei stendermi e dormire per sempre
sul ciglio della strada.
Mio fratello mi dà di gomito.
Tra un minuto, chissà, accadrà qualcosa.

Raymond Carver, Voi non sapete che cos'è l'amore