Sarebbe certo andato tutto bene,
una passeggiata un caffè, al cinema
qualche volta insieme, le cene
a casa o al ristorante; sarebbe stato
insomma tutto regolare
se all'improvviso togliendosi gli occhiali
non si fosse seduta sorridendo
con un'aria leggermente impaurita
e i capelli un po' spettinati
che la facevano sembrare appena uscita
da un sonno o da una corsa.
Patrizia Cavalli
sabato 13 aprile 2013
mercoledì 10 aprile 2013
Dietro la porta
Lucrezia sta tentando di scrivere quella lettera da ormai troppo tempo e in cuor suo sa che non la finirà mai e le sue parole invecchieranno nel cestino. È inutile perdere altro tempo a scervellarsi: una volta recapitata verrebbe comunque stracciata, lanciata nel fuoco, mangiucchiata fra le lacrime.
L’idea le era piaciuta, per qualche ora; metterlo per iscritto l’avrebbe reso più reale, avrebbe dato al tutto un languore romantico, lo avrebbe purificato. Non può scrivere perché le trema la mano. Dopotutto non è ancora successo niente e imprimerlo sul foglio con la penna sarebbe come emettere un’amara e prematura sentenza; il Caro Francesco in alto a sinistra sa di presa in giro e anche le due righe successive le risultano estranee: non può scrivere altro perché non ha niente da dire e infiocchettare quella lettera venefica con piccole concessioni e aneddoti affettuosi non ha alcun senso. Sono tutte cose che Francesco scoprirebbe per la prima volta da un pezzo di carta, piuttosto che dalla bocca di sua moglie.
L’idea le era piaciuta, per qualche ora; metterlo per iscritto l’avrebbe reso più reale, avrebbe dato al tutto un languore romantico, lo avrebbe purificato. Non può scrivere perché le trema la mano. Dopotutto non è ancora successo niente e imprimerlo sul foglio con la penna sarebbe come emettere un’amara e prematura sentenza; il Caro Francesco in alto a sinistra sa di presa in giro e anche le due righe successive le risultano estranee: non può scrivere altro perché non ha niente da dire e infiocchettare quella lettera venefica con piccole concessioni e aneddoti affettuosi non ha alcun senso. Sono tutte cose che Francesco scoprirebbe per la prima volta da un pezzo di carta, piuttosto che dalla bocca di sua moglie.
giovedì 4 aprile 2013
L'ultima settimana di Alice Maas
La prima cosa che Alice Maas faceva ogni
mattina, dopo essersi alzata e aver spalmato il gel idratante sulle guance e
sulla fronte, era pensare ad un nuovo modo per uccidere suo padre. Ci pensava
nell’arco di tempo fra le otto e il mezzogiorno – il periodo in cui restava a
casa assieme a lui – affinando mano a mano la tecnica e aggiungendo dettagli su
dettagli; dopo qualche settimana di rodaggio aveva già ideato ben sei modi
differenti per commettere il delitto, uno per ogni giorno della settimana –
eccezion fatta per la domenica, ma su questo c’era ancora da lavorare.
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